Prima divisionista, poi esponente della corrente sociale, autore del celeberrimo “Il quarto stato”, divenuto un simbolo dei lavoratori.
Stiamo parlando del pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo. Nato nel 1868 a Volpedo, in provincia di Alessandria, da una famiglia di piccoli proprietari terrieri, grazie all’aiuto del mercante d’arte Alberto Grubicy, amico del padre, frequentò l’Accademia di Brera.
Nel gennaio del 1888, dopo un breve soggiorno a Roma si trasferì all’Accademia di Firenze dove fu allievo di Giovanni Fattori alla scuola del nudo. Conobbe inoltre due maestri della pittura macchiaiola quali Silvestro Lega e Telemaco Signorini. Alla fine del 1888 proseguì gli studi a Bergamo all’Accademia Carrara, dove fu allievo del ritrattista Cesare Tallone.
Nel 1892 sposò la diciassettenne Teresa Bidone e presentò il quadro “Mammine” all’Esposizione Colombiana di Genova, con vincendo la medaglia d’oro.
Nel 1889 è a Parigi per assistere all’Exposition Universelle, mentre nel 1891 espone alla Triennale di Brera, nel 1892 alle Promotrici di Torino, Firenze e Genova, ottenendo buoni successi.
Giuseppe Pellizza da Volpedo, gli studi
Approfondisce la conoscenza della tecnica della scomposizione cromatica e la lettura di Engels e Marx: le già spiccate propensioni socialiste lo condurranno a dipingere “Il Quarto Stato”, il suo quadro più celebre. Proprio con questa dipinto si presenta alla Quadriennale di Torino ma non ottiene il riconoscimento sperato da Giuseppe Pellizza da Volpedo, spingendolo a dedicarsi quasi esclusivamente alla pittura di paesaggio.
L’opera sarà destinata a diventare un’icona della lotta sociale del proletariato, soprattutto, dopo che la pubblicazione su “Avanti della Domenica” nel 1905.
Nel 1900 è ancora a Parigi, dove all’Exposition Universelle ammira le recenti evoluzioni del paesaggismo.
Abbandonati i temi sociali per la natura, Giuseppe Pellizza da Volpedoa prosegue con fervore la sua attività espositiva in Italia e all’estero fino al 1907, quando, a seguito di una serie di lutti familiari compie un gesto estremo, impiccandosi nel suo studio
