Guido monaco, o Guido Pomposiano, conosciuto però come Guido d’Arezzo nato sul finire del primo millennio forse ad Arezzo ma non ne siamo sicuri, era un monaco benedettino ed insegnante di musica.
Proprio durante l’insegnamento capi che i monaci faticavano ad imparare i canti gregoriani. Era un problema che andava risolto: studiò ed inventò un metodo di insegnamento mai visto fino a quel momento. Una metodologia che lo rese in poco tempo famoso nonostante l’invidia degli altri monaci. Invidia che lo spinse a spostarsi da Pomposa, dove insegnava, ad Arezzo, città che non aveva abbazie ma una scuola di canto.
Qui perfezionò i suoi studi ed arrivò a codificare la moderna notazione musicale che, lo sappiamo bene oggi, rivoluzionò non solo l’insegnamento musicale, ma anche la composizione.
Guido d’Arezzo ed il tetragramma
Guido d’Arezzo aveva infatti messo le basi del sistema teorico di solmisazione, la prima forma di solfeggio, ma non solo: aveva codificato anche il modo di scrivere le note, assegnando ad ogni nota la posizione sulle righe e negli spazi del rigo musicale. Il suo rigo aveva 4 righe anzichè le moderne 5 del pentagramma (fu Ugolino Urbevetano che lo introdusse) tant’è che venne definito tetragramma.
E’ evidente che quanto inventato da Guido d’Arezzo abbia rivoluzionato da lì in avanti non solo il modo di insegnare musica, ma anche tutto quello che ha a che fare con la composizione. Come avrebbero fatto i grandi nomi, italiani e stranieri, dei secoli successivi a lasciarci i loro capolavori senza la “mano” di Guido d’Arezzo?
